Home >> Le Varie Patologie

 

Sindrome di Prader-Willi

A cura della prof. Laura Mazzanti e della dr. Emanuela Scarano

Definizione: La sindrome di Prader-Willi è una condizione caratterizzata principalmente da bassa statura, obesità, ipotonia muscolare, ipogonadismo ipogonadotropo, dismorfismi del volto, mani e piedi piccoli, ritardo di sviluppo psicomotorio e da ridotti movimenti fetali durante la vita intrauterina.

Epidemiologia: L'incidenza della patologia è pari a circa 1:20.000 nati vivi. Maschi e femmine sono affetti in egual misura.

Eziologia: La patologia è causata dall'assenza della regione cromosomica 15q11-q13 di origine paterna. Differenti sono i difetti di base che portano alla mancanza di questa regione:

·        delezione/microdelezione della regione 15q11-q13 sul cromosoma di origine paterna (70-75% dei casi);

·        disomia uniparentale materna (circa 20-25% dei casi);

·        mutazioni del centro di imprinting (2-5%);  In questi casi l'alterazione coinvolge un gene della regione che è deputato alla regolazione dell'attivazione/inattivazione dei geni circostanti (imprinting). Quando questo gene (regolatore del centro dell'imprinting) è mutato, i geni che dovrebbero essere espressi dal cromosoma paterno non lo sono più, con un effetto finale analogo a quello della delezione o della disomia uniparentale.

·        Traslocazione bilanciata nell’1% dei casi.

In presenza di delezione classica o disomia uniparentale, il rischio di ricorrenza per i genitori di un soggetto affetto è estremamente basso; negli altri casi, il rischio di ricorrenza può arrivare al 50%.

Segni e sintomi: Alla nascita è generalmente presente grave ipotonia (che può essere responsabile di asfissia), modesto ritardo di crescita, iporeflessia e difficoltà all’alimentazione per ridotto riflesso di suzione. Nel primo anno persistono problemi alimentari, legati a difficoltà di suzione e deglutizione; in alcuni casi è necessaria  alimentazione con gavage nei primi 3-4 mesi di vita. Dopo il primo anno di vita, in genere, può insorgere iperfagia, con conseguente obesità.

Completano il quadro clinico: bassa statura, ritardo di sviluppo di grado lieve-moderato, ipogonadismo (criptorchidismo, micropene, ipoplasia delle piccole labbra o del clitoride), mani e piedi piccoli. Sono inoltre di frequente riscontro strabismo, occhi chiari e ipopigmentazione cutanea (circa 40% dei pazienti).

Durante l’accrescimento si evidenziano progressivamente i tratti peculiari del volto: diametro bifrontale ristretto e fessure palpebrali a mandorla.

La bassa statura è un carattere costante durante l’infanzia e si mantiene anche successivamente mancando lo spurt accrescitivo puberale. La statura adulta è di 155 cm circa nei maschi e 148 cm nelle femmine.

E’ spesso presente un deficit di GH e di gonadotropine.

Frequentemente si manifestano difficoltà comportamentali, spesso associate all’insorgenza di iperfagia. Nei soggetti adulti è riscontrata depressione, mentre episodi psicotici si verificano raramente.

Segni occasionali sono lo skin-picking (escoriazioni cutanee autoprovocate) e problemi dentali (ridotta consistenza dello smalto dentario, saliva densa e vischiosa, digrignamento dei denti, frequente ruminazione).

Complicanze mediche descritte sono: oltre all’obesità grave, il diabete mellito di tipo II, insufficienza cardiaca, ipertensione, ipertermia o ipotermia idiopatica, difficoltà respiratorie (legate alla presenza di ipotonia, debolezza dei muscoli della gabbia toracica ed apnee notturne), cifoscoliosi, osteoporosi.

In soggetti affetti da sindrome di Prader-Willi è frequente il riscontro di insensibilità al dolore, che può favorire il mancato riconoscimento di un'infezione o di un trauma.

Possono inoltre manifestare reazioni idiosincrasiche a normali dosaggi farmacologici, pertanto è consigliabile estrema attenzione nella somministrazione di sedativi, poiché sono state descritte risposte prolungate ed esagerate rispetto alla media.

Test diagnostici: La diagnosi clinica può essere confermata mediante analisi citogenetica molecolare (FISH) della regione 15q11-q13, test di metilazione, indagine molecolare per disomia uniparentale.

Terapia: Non è disponibile una terapia risolutiva del quadro clinico. Nel 2000 è stata approvato l’uso della terapia con GH in questi soggetti e molti studi ne hanno dimostrato l’efficacia. La terapia a lungo termine determina una riduzione della massa grassa, un miglioramento dello sviluppo motorio con aumento della massa muscolare. Per poter fare in sicurezza questa terapia è necessario seguire un accurato protocollo diagnostico e di follow-up presso centri altamente specializzati.

Utile l'impostazione di un trattamento riabilitativo adeguato; i pazienti devono essere inoltre sottoposti ad un follow-up neurologico e neuropsichiatrico.

È raccomandabile l’impostazione di una dieta bilanciata a basso contenuto calorico, arricchita di calcio e vitamine, prescritta da uno specialista.

Attualmente non sono disponibili farmaci o interventi chirurgici in grado di eliminare completamente l’iperfagia.

È consigliabile l'esecuzione di una consulenza genetica da parte dei genitori del soggetto affetto.